Forse è necessaria l’arguzia del Commissario Ciccio Ingravallo o forse si deve scomodare la penna e la visione del mondo di Carlo Emilio Gadda, uno dei mostri sacri della letteratura italiana del Novecento, per districare il garbuglio e svelare i dubbi, sollevati dalla lettura del bando per la concessione in locazione dell’immobile di Piazza Marconi, della sua genesi e del suo divenire.
L’Amministrazione più on-line della storia del nostro Comune che tramite FB ci tiene costantemente aggiornati del proprio operato, pubblicizzando anche (e per lo più) le iniziative private che contribuiscono allo sviluppo del nostro territorio, prende possesso nel 2017 di un progetto di un privato così bello e innovativo come quello di un caffè letterario, se ne appropria tenendolo due anni in un cassetto decidendo di farne un bando (in nome della trasparenza e delle pari opportunità?) e poi? ……. Eh Si! Eppoi!? E poi la storia comincia a perdere il bandolo della matassa ad assumere i contorni del giallo, dove se la verità viene negata non resta che l’esorcismo illusorio e suggestivo della sua ricerca.
Perché (signore e signori che speriamo che oramai vi siate appassionati alla vicenda) una Delibera di Giunta e la conseguente manifestazione d’interesse che nasce “per favorire la partecipazione e la consultazione del maggior numero di operatori potenzialmente interessati” ed addivenire ad un miglior sfruttamento delle risorse comunali” locando alle condizioni più vantaggiose l’immobile, non dovrebbe prevedere, almeno in prima battuta, la stipula del contratto nel caso vi sia una solo soggetto interessato, non deve limitare la partecipazione ai soli soggetti possessori di una partita d’IVA ma soprattutto avrebbe dovuto avere la necessaria pubblicità ed essere presentata alla cittadinanza coinvolgendo una platea più ampia possibile, come la natura social della nostra Giunta d’altronde richiede. Invece tutto si è svolto a fari spenti nella notte per quella che poteva essere la ciliegina sulla torta di Piazza Marconi vanto di questa amministrazione.
La successiva lettura del bando non fa altro che rabbuiare ancora di più la vicenda confondendo invece di chiarire i dubbi:
· la partita IVA che prima era necessaria diventa eventuale (peccato che sia troppo tardi per chi non possedendola vi aveva rinunciato);
· l’obbligo di adibire i locali esclusivamente a caffè letterario viene poi annacquato e stravolto, nella burocratica, vacua, genericità del “progetto generale delle attività culturali” (sub criterio 1 a) richieste dall’offerta tecnica, atte ad essere piegate a qualunque soggettiva interpretazione;
· la capacità di fare “rete e la sinergia con il territorio”, le “azioni di promozione e pubblicità” (sub criteri 1b ed 1 c), cosi come “la capacità di offrire altri servizi collaterali” vengono ridotte infine nell’interpretazione della Commissione giudicante ad un elenco nominalistico senza entrare nel come;
· fino ad arrivare ad una vetta di involontario umorismo, che dona al nostro giallo anche toni comici, quando “il piano organizzativo e di sviluppo dell’attività” (sub criterio 1d) si risolve nel mero impiego di giovani di età inferiore ai 30 anni, criterio che non solo non ha nulla a che fare con il titolo dell’azione richiesta ma che non rientra minimamente tra gli scopi ed i principi attesi dal bando, che mai tra i suoi obiettivi fa menzione, ad esempio, della volontà di favorire l’occupazione giovanile.
Un caos organizzato che lascia, incolpevole vittima sul terreno la forza e la bellezza di quell’originario progetto, le speranze riposte di chi lo aveva inizialmente ideato e ripresentato invano al bando e forse la possibilità di questa cittadina di avere un luogo diverso, quel “caffè” di settecentesca memoria in grado di seminare cultura e non l’ennesimo seppur ritoccato bar.
I Consiglieri del M5S di Amelia
Gianfranco Chieruzzi
Romano Banella