IL MEET UP D’AMELIA PER IL RIO GRANDE

Il meet up d’Amelia sta lottando da tre anni affinché si proceda al recupero della capacità di invaso del bacino artificiale del Rio Grande.
Il 24/9/2014, in seguito alla nostra richiesta, il Senatore 5 Stelle Stefano Lucidi ha presentato un’interrogazione parlamentare per sollecitare l’intervento della Regione Umbria dopo l’ordinanza che ha portato al declassamento dello sbarramento e la suo definitivo abbandono da parte del Ministero delle Infrastrutture.

Noi riteniamo che opportune operazioni di sfangamento potrebbero salvaguardare la qualità dell’acqua e la sua limpidezza, nonché la diga dalle spinte del fango sedimentato. Tale operazione non può essere però quella che è stata attuata dall’Amministrazione Maraga con il costosissimo intervento di sfangamento parziale eseguito nel 2013: un’operazione che non voleva e non poteva risolvere le cause e gli effetti del fenomeno dell’accumulo di sedimenti.
Né può essere affrontato con il progetto Life, bocciato dalla Commissione Europea e ancora oggi sostenuto da PD Amerino con una testardaggine degna di miglior causa.
Infatti, il progetto ipotizza di realizzare un tunnel lungo una cinquantina di metri e del diametro di 1,7m nella roccia di lato alla diga, sotto le pendici di Amelia, a due metri di profondità dallo sfioro. Un’ipotesi che ci fa molto temere perché l’area della rocca d’Amelia sul lato del Rio Grande è segnalata nelle mappe del PTCP come area ad alta criticità di frane.

Il Progetto Life quindi non vuole recuperare la funzionalità della diga e non prevede di recuperare il bacino nella sua interezza, sacrificando una risorsa idrica strategica per tutto il territorio e di fatto condannando alla morte il parco urbano del Rio Grande.
Tutto questo è inaccettabile e il meet up d’Amelia propone quindi di affrontare la questione partendo da un Contratto di Territorio, lo strumento indicato dalla CE e dall’Autorità di Bacino del Tevere per la risoluzione delle complesse questioni legate alla gestione dei corsi di acqua. La soluzione tecnica dovrà prevedere la riapertura di una delle chiuse che attraversano la diga, il parziale dragaggio del fango a ridosso dello sbarramento e il graduale sfangamento del restante bacino ad opera delle acque meteoriche.